A proposito della trasparenza sollecitata da papa Francesco

Facebooktwitterpinterestmail

Commentando…

A proposito della trasparenza sollecitata da papa Francesco

C’è stato e ci sarà un gran parlare dell’uso dei contributi e delle offerte nella Chiesa, in riferimento all’Amministrazione del Vaticano. È facile poi confondere ed estendere il giudizio alla Chiesa italiana e a tutta la Chiesa. I media, specie certi che hanno per obiettivo di attaccare e denigrare la Chiesa tutta (ho sbirciato un paio di volte la “TV La7” e ascoltato qualche volta “La Zanzara di Radio 24”), ci vanno a gogò offrendo una informazione molto superficiale e chiaramente tendenziosa. Anche loro fanno il loro mestiere! Va chiarito comunque che si tratta di Amministrazioni autonome, quella vaticana, nei diversi organismi, quella della Chiesa Italiana (CEI: Conferenza Episcopale Italiana), quelle diocesane e quelle parrocchiali. Ognuna dispone di organismi di controllo ai quali è tenuta a rendere contro per questione di trasparenza. L’amministrazione poi delle varie Istituzioni è separata da quella personale di ciascuna persona: dipendenti, sacerdoti amministratori, parroci, vescovi e cardinali. Detto questo, rimane certamente il problema della trasparenza e dell’onestà di ogni persona. È certamente una delle attenzione che sempre è richiesta a chi si trova ad amministrare beni che non sono personali e che sono dovuti o donati per il fine ben preciso per cui sono richiesti o donati. Questo vale sia per l’amministrazione pubblica che per le grandi o piccole amministrazioni di Chiesa. La verifica e la richiesta di trasparenza vale per tutti perché tutti possiamo essere tentati dall’“auri sacra fames”.

Questa espressione si trova nell’antico poema dell’Eneide e viene ripresa da uno scrittore “cristiano” come Seneca che dice: “A cosa non spingi i petti mortali, esecranda fame dell’oro”! (“Quid non mortalia pectora cogis, | Auri sacra fames”). Virgilio si riferisce al personaggio Polimestore che aveva ucciso il figlio di Priamo, Polidoro, che gli era stato affidato, per impossessarsi dei suoi tesori. L’avidità di ricchezze spinge alle azioni più turpi! Quanti imbrogli, violenze, guerre, morti causa la fame del denaro. Quante organizzazioni di tutti i tipi e sorti, politiche, sociali, civili, economiche e finanziarie, talvolta assistenziali e anche religiose nascono ad arte con lo scopo principale se non unico di truffare! Diverso è il caso di istituzioni che nascono e operano con finalità precise e si prefiggono obiettivi onesti di lavoro, di servizio scolastico, sociale e religioso. Fra queste ultime è certamente la Chiesa cattolica e tutte le sue Istituzioni. Con questo non escludo che ci possa essere anche in queste Istituzioni pericolo di ‘amministratori infedeli’. È la ragione per cui a tutti è richiesta una trasparente rendicontazione delle entrate e delle uscite, correttamente registrate e motivate, tenendole chiaramente e puntualmente distinte da ciò che è dato per il proprio personale sostentamento, tenendo conto, come ci ha ricordato anche il papa ancora una volta a Firenze, che chi opera nella Chiesa dovrebbe rifuggire, come regola personale, da ogni intento di interesse personale. Devo purtroppo dire che a fronte di tanti che offrono rendicontazioni complete, trasparenti e puntuali, c’è sempre chi non lo fa, e purtroppo non sempre disinteressatamente. Approfitto per invitare tutti coloro che amministrano beni o denaro nelle nostre istituzioni ecclesiali: partiamo noi dal basso (dagli organismi diocesani a quelli parrocchiali) a essere precisi, trasparenti e puntuali nella tenuta e nella rendicontazione delle nostre piccole o grandi amministrazioni. E gli organismi preposti al controllo siano ‘esigenti e acuti’ nel richiedere e controllare la regolare tenuta e rendicontazione dell’amministrazione (mi riferisco ai Consigli diocesani e parrocchiali a questo deputati). Questo eviterebbe di trovare ‘sorprese’ e assicurerebbe serena credibilità alla missione stessa della Chiesa e delle persone in essa impegnate.

+ Adriano Tessarollo