Quale laicità?

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Quale laicità?

In questo nostro tempo, specie in Europa e in Italia, la laicità viene sempre più proposta come negazione del rilievo storico della religione, se non addirittura come sua delegittimazione. In passato la laicità era intesa come esercizio separato del potere religioso da quello civile. In Europa, e non solo, per lunghi secoli la persona si costruiva attorno a dei valori ispirati e dettati dal cristianesimo. Oggi la persona si costruisce attorno agli oggetti che possiede e la scienza si sviluppa più in direzione del manipolare la realtà che non nel conoscerla e riconoscerla e rispettarla. La conseguenza è la perdita dell’interiorità della persona, più sbilanciata invece e determinata dai beni estrinseci che possiede e consuma. E la laicità tende ad imporsi non più come distinzione tra la sfera civile e quella religiosa, ma come eliminazione della religione e dei suoi segni dallo spazio pubblico.

Mentre nel mondo islamico ad esempio non c’è distinzione tra sfera religiosa e sfera civile, questa distinzione si è sviluppata nel pensiero e nella cultura cristiana. Distinzione che preserva la religione dal diventare fondamentalismo e nello stesso tempo preserva la laicità dall’autodistruggersi, negando una ragione comune, ritenendo che ognuno abbia i propri valori, diversi e incomunicabili, quasi che vivessimo gli uni accanto agli altri come stranieri che parlano lingue diverse, incapaci di riconoscere unanimemente ciò che è bene e ciò che è male, estranei a una morale comune e spiritualmente poveri. I cristiani oggi si trovano a fare i conti con visioni fondamentaliste da una parte e laiciste dall’altra: la prima (fondamentalismo islamico) che porta all’iconoclastia, cioè alla distruzione delle rappresentazioni pubbliche della religione cristiana (presepi, immagini, crocifissi…), la seconda (laicità) che porta ad espellere la religione, i suoi segni e il suo pensiero dallo spazio pubblico, anche se la maggioranza non lo condivide. E’ vera gloria, progresso, ricchezza e libertà? Quale rapporto si va configurando tra la libertà di manifestazione, senza imporlo, del pensiero sociale, popolare e religioso e l’intervento politico e giuridico che norma o esclude la sua pubblica manifestazione in nome di detta laicità? Il tema non merita comunque una seria riflessione? 

+  Adriano Tessarollo

da Nuova Scintilla n.48 – 17 dicembre 2017