Sacerdoti: parliamone, ma con amore e verità

adriano tessarollo
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Sacerdoti: parliamone, ma con amore e verità

Negli ultimi tempi ho vissuto incontri, ho affrontato dialoghi, letto scritti e ascoltato chiacchiere che avevano come argomento critiche nei confronti di sacerdoti. Talvolta si è trattato anche di insinuazioni non rispondenti al vero. Critiche e insinuazioni che abbracciano i campi più vari: dalle omelie al loro modo di svolgere il ministero pastorale o di gestire la parrocchia, fino alla loro credibilità. Approfitto allora per ricordare che ogni sacerdote, ognuno col suo modo di essere e con la sua storia personale, ha fatto questa scelta intendendo rispondere alla chiamata di Gesù Cristo a porre la sua vita, a imitazione di Lui, a servizio della fede di altre persone cui è inviato, perché possano essere aiutati a incontrare Dio come Padre attraverso l’incontro con Gesù stesso, con la sua Parola e il dono dello Spirito. Per questa sua missione il sacerdote “è scelto fra gli uomini e costituito sacerdote nelle cose che riguardano Dio…” (Ebr 5,1).

I cristiani devono essere consapevoli del fatto che la vita dei sacerdoti, indipendentemente dal loro modo di essere, è fatta di tanti impegni e tante relazioni, a servizio delle comunità cui sono inviati, cui sono aggiunte anche altre incombenze loro affidate dal vescovo. Rinunciando ad una propria famiglia e ad avere figli propri, si mettono a disposizione per poter aiutare altri ad educare i propri figli. E spendono la propria vita principalmente nel servizio per altri cui sono inviati dal vescovo. Oggi poi il loro servizio va sempre più aumentando per il fatto della grande e crescente diminuzione del numero dei sacerdoti e della avanzata età dei più. E devono spesso fare tante cose che altri potrebbero fare ma non vogliono fare. Certo che anche in essi si manifestano dei limiti e talvolta commettono degli errori, ma le comunità cristiane devono evitare le critiche eccessive e soprattutto le tante generalizzazioni nei loro confronti, sotto ogni punto di vista. Vale per tutti ricordare ciò che ha detto Gesù: “Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra …” (Gv 8, 7). Le critiche poi oggi piovono anche da chi quasi non partecipa alla vita della Chiesa, anche se si dichiara credente, o da chi si è allontanato da essa, o da chi della Chiesa non gli importa proprio nulla, o anche ha esplicito obiettivo di denigrarla. Non manca neppure chi chiede dei ‘servizi’ occasionali e li vuole come e quando a lui piace o fa comodo. Anche chi partecipa alla vita della comunità non può pretendere che i sacerdoti siano come ognuno vuole che siano e che facciano come ognuno si attende. Né giova criticare e promuovere o diffondere l’atteggiamento di critica fermandosi esclusivamente all’aspetto umano del sacerdote, senza vedere in lui un “servitore” della grazia di Dio, pure con debolezze comuni a tutti. Realisticamente anche sacerdoti, vescovi e persino il papa condivide con gli altri esseri umani virtù e difetti, dato che sono fatti della medesima loro pasta, come si dice. Sarà certamente loro impegno rimanere fedeli alla loro vocazione di essere nostri pastori nel popolo di Dio, accogliere e vivere le rinunce e la lotta interiore e l’impegno di obbedienza a Dio, di carità verso il prossimo e santità di vita richiesti dalla loro vocazione. Già! Santità di vita! Nessun compromesso col male certo, ma da non confondere con colli storti o gente fuori dal mondo: “vivono nel mondo senza essere del mondo” direbbe Gesù (Gv 17,13-19). Non sarà poi il caso di ricordare che come ai ministri è chiesto di essere misericordiosi verso il loro popolo, così anche al popolo è richiesto di essere misericordioso verso i propri sacerdoti? E ricordiamo pure che essendo anche i sacerdoti esseri umani, molto giova anche a loro essere aiutati con la preghiera, l’amicizia, il rispetto, la collaborazione nell’esercizio del loro ministero. Non produce nulla di buono lanciare attacchi contro di loro o insinuare dubbi e calunnie, cose tutte che non risolvono nulla, anzi complicano i buoni rapporti e la disponibilità al servizio. Il dialogo personale condotto con bontà e delicatezza potrà più facilmente aiutarli a superare qualche debolezza e incrementare la loro santificazione. E non manchi il ringraziamento a Dio che attraverso i sacramenti che essi amministrano e in ogni altro loro servizio dona la sua grazia. E non manchi anche il grazie a loro e neppure la preghiera perché ci siano donati altri sacerdoti, accogliendoli come dono e sostenendoli con la nostra vicinanza, stima e collaborazione.

+ Adriano Tessarollo

Nuova Scintilla n.3 – 21 gennaio 2018