Vivi per caso?

vescovo Tessarollo Adriano2
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Vivi per caso?

Non passa giorno che non siamo informati di morti per incidenti, per attentati, per malattie e per altro. E siccome tutti ci muoviamo, viaggiamo, prendiamo il treno, l’aereo, la macchina, la moto, la bicicletta, tante volte mi chiedo: potevo esserci anch’io in quel ristorante dove i 9 italiani sono stati trucidati; potevo pure esserci in quei treni che si sono scontrati in Puglia. Quante volte sorpassiamo o ci sorpassa un’auto o una moto o una bici in gran corsa… e per fortuna non ci capita quello che  continuamente capita anche nelle nostre strade, tutti i giorni. Quante volte ci capita di dire: mi è andata bene, ho corso un serio pericolo, ho rischiato qualcosa di brutto.

Eppure pensiamo che non capiterà a noi, magari ci sentiamo sicuri o fortunati e allora continuiamo tranquillamente il nostro stile di vita. Magari anche ci viene da giudicare: bisogna essere prudenti, bisogna stare attenti, ecc. Tante volte quando mi chiedono come sto, la prima risposta che mi viene spontanea è: siamo vivi! E vedo che molti, i più, restano meravigliati. Mi rendo conto sempre di più che ogni vita ha sì una sua stabilità per permetterci di vivere con una certa serenità per noi e per gli altri, ma anche una forte dose di fragilità per indurci a considerare la preziosità di ogni giorno che ci viene donato. Credo che dovremmo fare maggiore uso della preghiera che ci è stata insegnata per iniziare e concludere le giornate, soprattutto per l’atteggiamento che in essa ci è suggerito: quello del ringraziamento.

 

Al mattino: “Ti adoro, mio Dio, ti amo, ti ringrazio di avermi creato… conservato in questa notte…”. Alla sera: “Ti adoro, mio Dio, ti amo… ti ringrazio di avermi conservato in questo giorno…”. Pensiamo cosa normale essere vivi e restiamo shockati quando vediamo i nostri vicini cadere vittime…. . Mi sembra che normalmente pochi si interrogano su cosa rappresenti la morte per la persona: è la fine di tutto? È l’interruzione di un nostro progetto? E’ una partenza verso un’altra meta? E’ il compimento di un progetto di un Altro che noi intendiamo fare nostro?  L’altro ieri rispondevo a qualcuno in facebook che la fede è un raggio di luce che mi permette di guardare anche là dove altri non osano puntare lo sguardo, o anche un piccolo lume che illumina un orizzonte altrimenti buio. Tra una occupazione e l’altra, tra un divertimento e l’altro, e anche in occasione di eventi tragici che accadono tutti i giorni, sia a lontani che a vicini, qualche spazio per interrogarci potrebbe saltare fuori. Non fosse altro almeno per renderci attenti ad amare e rispettare la nostra e l’altrui vita che già di per sé ha tanti elementi di fragilità. Godiamo del bene e non abbattiamoci per il male, ma diamoci da fare per accrescere il primo e per non provocare il secondo, per noi e per gli altri.

+ vescovo Adriano

Da Nuova Scintilla n.28 – 17 luglio 2016