RITI NATALIZI IN CATTEDRALE CON IL VESCOVO

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RITI NATALIZI IN CATTEDRALE CON IL VESCOVO

Nella Compagnia di Dio

L’omelia del vescovo nel giorno di Natale

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nella Compagnia di Dio

Il vescovo Adriano ha presieduto in cattedrale i riti del periodo natalizio: il pontificale di Natale il 25 dicembre alle 10.15, la messa di ringraziamento il 31 dicembre alle 17 e la messa dell’1 gennaio alle 17 nella solennità della Madre di Dio e nella Giornata della pace. Riportiamo subito sotto il testo integrale dell’omelia del giorno di Natale, mentre accenniamo qui in sintesi ai punti principali dell’intervento alla messa di capodanno, in cui il vescovo Adriano ha fatto ampio riferimento al messaggio del Papa per la 46ª Giornata della pace intorno al tema evangelico “Beati i costruttori di pace perché saranno chiamati figli di Dio”, evidenziando gli ambiti nei quali tutti possiamo impegnarci per la pace. Operatori di pace, infatti, in un primo ambito, sono coloro che amano, difendono e promuovono la vita nella sua integralità; è importante poi – secondo ambito – costruire il bene della pace mediante un nuovo modello di sviluppo e di economia; è necessaria, infine (terzo ambito citato), l’educazione per una cultura di pace da parte della famiglia e delle istituzioni, convergendo in una “pedagogia dell’operatore di pace”. Il vescovo Adriano completa la celebrazione dei riti natalizi in cattedrale con il pontificale dell’Epifania questa domenica alle 10.15.

 

 

L’omelia del vescovo nel giorno di Natale

Celebriamo questo Natale nell’ Anno della Fede.

Vivere nella Fede è vivere nella Compagnia di Dio. Nel Figlio fatto uomo Dio si è fatto compagno dell’uomo sulla terra, per condividere con lui il camminare nel tempo: l’eucaristia che celebriamo, come ci ricorda il brano dei discepoli di Emmaus, è un camminare con Gesù che si fa commensale. I pasti di Gesù erano sempre ‘pasti di comunione’ con tutti, che riportavano comunque alla riconciliazione, al perdono e alla pace. Anche il nostro condividere il pasto festoso del Natale sia un richiamo all’autenticità del ristabilimento della comunione, ove ce ne fosse bisogno. Alla stessa maniera anche noi siamo uniti reci rocamente a noi e tutti insieme con Cristo. L’argomentazione è stringente: la nostra unione con Cristo, che è dono e grazia per ciascuno, fa sì che in Lui siamo anche associati all’unità del suo corpo che è la Chiesa. L’Eucaristia rinsalda l’incorporazione a Cristo, stabilita nel Battesimo mediante il dono dello Spirito. Vivere senza la Fede è vivere senza la Compagnia del Signore Risorto. E’ l’esperienza della grande solitudine dell ‘uomo contemporaneo, che cerca di riempire il suo grande vuoto con i surrogati della droga, del vizio, degli sport estremi, del gioco d’azzardo, del potere a tutti i costi, dell’esagerata sete di denaro, con la violenza e anche con la morte causata agli altri e anche a se stesso. Il vangelo di Giovanni ci ricorda che “Egli venne tra i suoi… ma i suoi non lo riconobbero”. Certo, noi siamo qui a riconoscerlo e a quanti lo riconobbero ha dato la potestà di diventare Figli di Dio. Eccoci qui riuniti come sua famiglia. Chiesa, famiglia di famiglie, ma anche Famiglia piccola Chiesa, chiesa domestica. Nel nostro programma pastorale, in sintonia anche con il tema decennale della Chiesa italiana, abbiamo sottolineato il tema della Famiglia come scuola di libertà e di pace. L’educazione religiosa è strada privilegiata per abilitare le nuove generazioni a camminare insieme e collaborare perché tutti si sentano membra vive di una stessa famiglia umana, dalla quale nessuno deve essere escluso. La famiglia fondata sul matrimonio, espressione di unione intima e di complementarietà tra un uomo e una donna, si inserisce in questo contesto come la prima scuola di formazione e di crescita sociale, culturale, morale e spirituale dei figli, che dovrebbero sempre trovare nel padre e nella madre i primi testimoni di una vita orientata alla ricerca della verità e all’amore di Dio. Questa è la strada da percorrere sapientemente per la costruzione di un tessuto sociale solido e solidale, per preparare i giovani ad assumere le proprie responsabilità nella vita, in una società libera, in uno spirito di comprensione e di pace.

Testimonianza e impegno. La particolare situazione sociale e culturale attuale, anche del nostro territorio, richiede la necessità di dare impulso all’azione ecclesiale. L’impegno del credente alimentato con la preghiera, con lo studio, con la partecipazione attiva alla vita ecclesiale si traduce in opere con uno sguardo aperto sul mondo circostante, in tutti gli ambiti ecclesiali, sociali, civili, economici e politici, con la coerenza forte e coraggiosa del Vangelo. Oggi, in un contesto culturale e sociale dove prevale l’interesse personale e di gruppo, dove rischia di andare in crisi l’idea stessa di ‘bene comune’, c’è bisogno di segni di fede, di speranza e di carità anche nella nostra Chiesa di Chioggia, nella nostra Città, nel nostro territorio. Urgono atteggiamenti-segno, scelte-segno, opere-segno, persone-segno che seppur non risolvono tutte le situazioni, mostrano che il discepolo di Cristo è impegnato nelle realtà temporali, ma”aspirando a una patria migliore, cioè a quella celeste” (Ebr 11,16), attende dal Signore la sua ricompensa. Ancorato e illuminato dalla Risurrezione di Cristo, egli opera nel presente senza lasciarsi prendere dalla quella brama o cupidigia dei beni terreni “che è idolatria” (Col 3,1-5).

 

(Foto Donaggio)

 

 

 

 

 

 

 

 

da NUOVA SCINTILLA 1 del 6 gennaio 2013